Taglio argentino!

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No! Non è un errore: non volevo scrivere tango argentino, ma proprio taglio argentino!
Oggi voglio parlare un pò di Lucio Fontana, nato in Argentina, a Rosario di Santa Fé, nel 1899, da genitori immigrati: italiano e scultore il padre, attrice di teatro e spagnola la madre.

Il giovane Fontana segue le orme paterne e inizia il suo apprendistato proprio nella bottega del padre; la sua vita si svolge fra Italia e Argentina. Inizia gli studi a Milano; si arruola come volontario per la Prima Guerra Mondiale; viene congedato con medaglia d’argento al valore militare perchè ferito; riprende gli studi e si diploma. Poi torna in Argentina e inizialmente lavora con il padre; poi apre uno studio da solo, vince numerosi concorsi e realizza diversi monumenti. Torna in Italia a completare altri studi, quindi lavora ed espone in Europa, venendo a contatto con le avanguardie e gli artisti del momento. Alla vigilia della seconda guerra mondiale torna a BsAs e a “bombe” ferme rientra in Italia per fondare il “Movimento spaziale“: superare l’astrattismo e il realismo, elaborare nuovi strumenti di comunicazione utilizzando tutte le tecniche e le tecnologie moderne.

I tagli di Fontana

Cercando nuove dimensioni per la pittura, nascono i famosi tagli che lo accompagneranno per il resto della sua carriera.
Muore nel 68 in Italia e non c’è museo d’arte che non abbia o non desideri possedere una delle sue opere.

Mario Pancera, nel suo libro “Vite scolpite” (QUI qualche pagina di Ebook) ci racconta di questo artista: lo descrive come un gaucho della pampa, un filosofo, un ballerino di tango: “Cosa cerca Fontana con il suo modo di fare arte? <<Cerco il niente, il vuoto>>. Che cosa vuol dire? <<Non fraintendiamoci. Il buco è l’inizio di una scultura nello spazio. Cerco di svelare un mistero. Cerco l’inizio dell’arte che sarà. Il primo uomo non aveva ne olio ne pennello: per dipingere fece un segno sulla sabbia. Il primo musicista fischiava: oggi c’è la musica dodecafonica. Col passare del tempo sono mutati i mezzi d’espressione e, di conseguenza, è mutata l’arte>>.

Da giovane era stato frequentatore della vita notturna. Visse e lavorò a BsAs proprio fra le due guerre, nella “decada de oro” del tango. Chissà se veramente sapeva ballare il tango! O se magari lo ascoltava, lavorando ai suoi capolavori! A chi lo potremmo chiedere?  🙂

Anche a Rosario, a Parque Urziza, c’è una sua opera: El sembrador, delgli anni 40. Come ci racconta Emilio Soriano  l’opera è stata utilizzata per chiudere il ponte che univa le officine ferroviarie a un piccolo porticciolo: un omaggio alla sua città natale!

Il ponte prima e dopo

Maggiori info sull’eclettico artista, si trovano nel SITO della fondazione creata dalla moglie.

Un caro saluto
Chiara

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