Sondaggio di Opinione: il Limite

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 Reduce dalla lettura di un blog “vicino di casa” mi pongo un interrogativo: qual è il limite che un tanguero deve porsi nel suo corso formativo, quali i modelli da prendere come esempio e come termine ultimo a cui tendere ? Un ballerino da esibizione o il milonguero bravo atteso in tutte le milonghe dalle ballerine che lo aspettano ansiose di godere di quei 7-9 minuti di una tanda.
Anche perchè, se uno continua a rincorrere una chimera, rischia di non arrivare mai e di perdersi. Spero di non esser stato troppo filosofico…. 😀 

C’è un limite ? Se c’è qual è? 

1 commento

  1. Quanti di noi possono negarlo ? Il tango dalle nostre parti assume spesso l’aspetto di una rioncorsa continua di stages e corsi ma qual è alla fine il traguardo ? Quali le ambizioni più recondite ? “Cosa volemo diventà ?”
    Io a questo quesito dopo anni di stage e corsi rispondo che per me sarebbe sufficiente riuscire a far godere, nel vero senso della parola, la ballerina che condivide con me i 7-9 minuti di una tanda, e in termini di divertimento e in termini di godibilità del ballo. E non è facile. Dopo tanti anni la mia ambizione non è più diventare un bravo showmaker ma un bravo accompagnatore sulle note dei Di Sarli e dei Pugliese che più mi piacciono. E non è facile…. 😉

  2. Eh già, Niky, hai detto:

    riuscire a far godere, nel vero senso della parola, la ballerina che condivide con me i 7-9 minuti di una tanda

    è qui che sta il nodo del problema: se la ballerina fosse sempre la stessa, bene o male l’obbiettivo sarebbe “quasi” raggiungibile, perché le persone cambiano, ma non troppo.

    Siccome invece ognuno di noi applica questo obbiettivo a tutte le donne che invita, che sono diverse, hanno esigenze diverse e modi diversi di “godere”, rischiamo di cadere in una spirale senza fine di corsi e stages.

    Per me scegliere uno stile è già di per se porsi un limite: a me va bene ballare “apilado” (si dice così?) e se trovo una che gradisce un abbraccio molto aperto ci ballo, per carità, ma non ci piango sopra se manca l’emozione! ecco, per ora questo è un “limite” che mi sono posto, ma è un limite che non mi limita, non so se mi spiego…

  3. Bentornato Nicky.
    Quanto a me, devo dire che non mi pongo limiti!!! 🙂
    Vivo il tango come vivo la vita.. una crescita costante.
    Voglio continuare ad imparare, e voglio continuare a curiosare.
    E spero di non trovare mai il mio limite: so bene che, se ciò avvenisse, mi stancherei del tango. Preferisco di no!

  4. Secondo me non puoi pensare di far star bene anche la stessa ballerina. Noi donne (ma anche voi maschietti) siamo volubili. Quello che mi piace oggi, mi può dar fastidio domani…e a me, anche fra cinque minuti! 😉

  5. Credo che anche nel giudicare noi stessi dobbiamo porci dei limiti e degli obiettivi.
    Per esempio io potrei essere principiante, ma rispetto a cosa o a chi, quale è il mio obiettivo finale nei confronti del quale posso sentirmi principiante, intermedio o avanzato ???
    Credo che si debba cercare, ma è una mia opinione, di non cadere nella spirale dei corsi e degli stages. Uno ogni tanto credo invece che serva anche a rinfrescare qualche nozioncina teorica.

  6. Certo, “la donna è mobile”, ma io da maschio so che basta lasciarla sfarfallare di qua e di là, tanto prima o poi torna a posarsi sul fiore… 😉

  7. Secondo me se affini la tecnica e la sensibilità nei confronti dell’altro sesso, raccoglierai molte soddisfazioni e complimenti. Almeno credo, 😉

  8. Interrogativo esistenziale: viviamo in una società senza limiti??

    Mi ricordo Gaber, nello spettacolo “libertà obbligatoria” che vidi quasi 30 anni fa al teatro Verdi, a Padova, cantava:
    “Si può… siamo liberi come l’aria, si può… ”
    (Ovviamente il tono è ironico)

    Contrariamente ad Aurora, io penso che la vita ci ponga naturalmente dei limiti,e che sia muovendoci all’interno di questi che possiamo dare il massimo. mi spiego con un esempio:
    La formula uno ha un regolamento che pone dei limiti ben precisi, di cilindrata dei motori o larghezza delle ruote ad esempio; Se non ci fossero questi limiti, i costruttori non sarebbero stimolati a ricercare la massima efficienza dal motore e altri accorgimenti per essere competitivi, basterebbe semplicemente aumentare la cilindrata e la larghezza delle gomme…

    Sapere di avere dei limiti ti permette di concentrare le tue energie per dare il massimo. Non come una mia amica che viene a scuola di tango, e sarebbe brava, ma ogni volta che la invitiamo, è sempre a ballare la salsa.. Datti un limite dico io, concentrati e fai bene una cosa piuttosto che due fatte male, no?

    P.S.:Certo che vedo la foto, tu no?

  9. Hmmm… obiettivo…
    direi: saper interpretare un tango lasciando che l’emozione trasmessami dalla musica possa passare in quello che sto ballando con la tanguera del momento.

    Contorto?

  10. Penso sia veramente difficile all’inizio di un percorso lungo e impegnativo come ballare bene il tango, porsi un limite che poi si riveli il punto giusto dove fermarsi, ci vorrebbe una vera e propria “visione “ .
    Io mi sono posto l’ obbiettivo di diventare un bravo ballerino non professionista, non è detto che ci riesca.
    Il mio limite è me stesso.
    Il ballo per me è anche o forse soprattutto, necessità di espressione.
    Quando riuscirò ad esprimermi correntemente in questa lingua il mio limite sarà naturalmente raggiunto, non so quanto tempo ci vorrà, quanti corsi, stage, e non so se lo faro con scenografici volteggi da equilibrista strappa applausi o piccoli semplici precisi intimi e difficilissimi passetti.
    Non vedo l’ ora di scoprirlo.

  11. Grazie Alberto.
    Volevo che questo post non fosse frainteso o esser ritenuto un “repetita” di discorsi già fatti sull’essere o sull’apparire.
    Conosco anche ballerini che si sono prefissi come limite quello di partecipare a delle gare o di fare del tango da esibizione e credo che anche loro vadano considerati, rispettati che se spesso da noi non condivisi.

  12. Limiti..? Concordo in pieno con Aurora..

    Il limite, per rispondere a Emanuel, potrebbe essere dato da capacità individuali o problemi fisici, non essendo macchine di formula 1.. ma persone..

    ..e se non hai di questi problemi, come fai a porti un limite..?

    In quanto individui, simili ma diversi, ognuno di noi è più o meno portato a diventare bravo nel tango..

    Chi ha avuto un background di sport o danza, ha sicuramente un vantaggio a livello di percezione del proprio corpo nello spazio, rispetto a chi nella vita è stato sempre sedentario..

    Chi ha studiato musica o ha un buon orecchio musicale, è avvantaggiato nella ritmica e musicalità.. e magari è un sedentario..!!

    Chi è estroso, creativo, artista, potrà applicare queste sue doti nell’improvvisazione..

    ..magari strada facendo si cambia l’opinione su uno stile e si cambia, si aggiungono cose al proprio modo di ballare.. e ci si rimette in discussione!!

    Sono diverse le componenti e una cosa non esclude l’altra.. ma diventa difficile generalizzare, ed il limite si allontana sempre di più, almeno finchè c’è il divertimento.

  13. OK Franco, parole sagge le tue!
    Io più che di limiti da raggiungere, vedo il tango come un arricchimento costante e progressivo, sotto tutti gli aspetti (tecnici, umani, culturali). Proprio ieri parlavo con una mia amica che ha iniziato solo sa pochi mesi il tango e mi ha detto testuale: “ieri durante la lezione ho ballato col maestro e sentivo battere il suo cuore, poi ho sentito battere il mio assieme al suo, sono diventata rossa rossa e avevo caldo, ma stavo bene. Non mi era mai capitata una cosa del genere”

  14. Credo che sia necessario definire cosa si intende con la parola limite: in questo contesto mi pare venga usata in almeno due accezioni diverse:

    Darsi un limite: nel senso di decidere il punto oltre il quale non si è interessati ad avanzare o gli aspetti che non si è interessati ad approfondire.

    Superare i propri limiti: quindi individuare gli aspetti su cui siamo carenti e fare tutti gli sforzi per trasformatli in punti di forza.

    Un amico argentino che insegna tango una volta mi disse che nel tango non si cresce verticalmente ma orizzontalmente: quando impari qualcosa non sei andato un po’ più in alto mai hai ampliato un po’ di più il tuo orizzonte. In questo senso non esiste un ballerino che è “superiore” ad un altro. Mi è parso molto saggio.

    Credo di non aver necessità di decidere dove mettere un limite; credo, e questo è ciò che più amo nel tango, che se anche ballassi per i prossimi 100 anni, troverei sempre una cosa nuova da imparare.

    Non credo che diventare bravi voglia dire necessariamente fare esibizioni: ci sono ballerini mediocri che, grazie ad un gran lavoro sulla coreografia, fanno esibizioni godibilissime e ottimi ballerini che per renderti conto di quanto sono bravi ci devi ballare insieme (e te lo ricorderai finchè campi). Io sono di quelle che alla destrezza tecnica preferisce il piacere reciproco.

    La differenza tra un maestro di teatro cinese e un allievo è che il maestro non suda: la differenza tra un ballerino bravo e uno meno bravo è che il primo farà lo stesso identico passo, ma senza difficoltà, senza sforzo. A questo non credo ci sia un limite, nè credo che ce ne sia bisogno.

    Besos
    Marina

  15. “Non credo che diventare bravi voglia dire necessariamente fare esibizioni:”

    Neanch’io, è solo una scelta diversa….

    ci sono ballerini mediocri che, grazie ad un gran lavoro sulla coreografia, fanno esibizioni godibilissime e ottimi ballerini che per renderti conto di quanto sono bravi ci devi ballare insieme (e te lo ricorderai finchè campi).

    Vero…

    Io sono di quelle che alla destrezza tecnica preferisce il piacere reciproco.

    Anch’io da un po’ di tempo…

  16. Limite: per me è quel livello cui uno tende, quel ballerino la cui bravura uno aspira (per destrezza, eleganza, compàs) ma amche quello che ognuno di noi può raggiungere e non superare mai oppure un parametro per misurare noi stessi.
    E’ difficile, lo so, intendere cosa intendo…. 🙂

  17. MARINA, sottoscrivo quello che dici:
    “Io sono di quelle che alla destrezza tecnica preferisce il piacere reciproco”:
    anch’io, da sempre!

    hai scritto:”Credo che sia necessario definire cosa si intende con la parola limite”

    Per me LIMITE è quando togli dal tuo orizzonte le cose che non vuoi fare. Gli altri sono OBBIETTIVI.
    Ovvio che anche gli OBBIETTIVI possono scontare dei limiti, ma sono quelli “fisici”, imposti dalla gravità terrestre, dal tempo disponibile o cose così.

    Per spiegarmi meglio, cito Maniacus che ha riportato questa frase:
    “ieri durante la lezione ho ballato col maestro e sentivo battere il suo cuore, poi ho sentito battere il mio assieme al suo, sono diventata rossa rossa e avevo caldo, ma stavo bene. Non mi era mai capitata una cosa del genere”

    Ecco, PER ME, ciò che questa ragazza descrive non rappresenta un LIMITE, ma semmai un OBBIETTIVO!

  18. Infatti Ema, il limite è qualcosa quasi di irraggiungibile ma ci può servire per porci nella giusta dimensione…
    Per esempio io so che non ballerò mai come il mio attuale maestro e questo è un limite. Ciò non toglie di cercare almeno di assomigliargli un po’…pur coltivando uno stile personale.

  19. Caro Nick, non so chi sia il tuo maestro, ma sono contenta che non ballerai mai COME lui! Per quanto considerati bravi, sai che barba i ballerini tutti uguali! 🙂
    Io certe volte mi diverto più con un principiante che con uno che si crede bravo! 😉

  20. Concordo con Niky sull’eleganza del suo maestro, anzi Maestro(!).
    Anch’io come molti, do’ al termine “limite” una valenza negativa..quindi non mi pongo limiti..se non quelli fisici!
    Semmai ho desideri ed aspirazioni, vaghi “modelli”, non da imitare (non sarei neppure in grado), ma da cui prendere spunto , o meglio “rubare” ..quel “quid”che puo’ essere eleganza,andatura, postura..insomma STILE!!!!
    Dori

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